I Skogen! è stata un fulmine a ciel sereno. Diffusa online da appena un mesetto, questa rivista di foraging, folklore, erbe selvatiche e natura da portare in tavola ha scosso il sottobosco di noi “ecocosi” grazie a contenuti impeccabilmente scientifici e a un approccio grafico fiabesco, frutto della passione e della competenza di Eleonora Matarrese.
In poche settimane Eleonora è riuscita a far parlare di sé i media, ha ottenuto l’attenzione del pubblico e migliaia di richieste di download dall’Italia e dall’estero (i Skogen è bilingue). Il progetto i Skogen! , che ho già avuto modo di segnalare tramite la mia newsletter, ha tutte le carte in regola. Senza contare che Eleonora sta inoltre per dare alle stampe un libro di ricette selvatiche con Bompiani. Roba seria, con una densità culturale superiore alla media, senza facili ammiccamenti commerciali. Applausi.
Dopo aver chiacchierato telefonicamente con Eleonora e ordito piani malefici per la conquista dei boschi mondiali, ho il piacere di intervistarla per il blog. Buona lettura.
PS. Per ricevere in pfd il numero zero di i Skogen! scrivete a iskogenmagazine@gmail.com specificando nome cognome e che autorizzate il trattamento dei vostri dati personali.
PPS. Un sincero ringraziamento al tonante Lorenzo Costa, permacultore e curatore per Permanent Publications. Lui sa perché.
Intervista a Eleonora Matarrese, fondatrice di i Skogen!
Ciao, Eleonora, vorrei ripercorrere con te la bella conversazione che abbiamo avuto al telefono. Prima di tutto presentiamo il progetto i Skogen! e i risultati che finora ha prodotto. Qual è l’anima della rivista, la sua missione? Dalla uscita del numero zero in pdf che cosa sta succedendo?
In questo periodo, dieci anni fa, ero nell’Ostrobothnia settentrionale a raccogliere bacche e licheni. Mi ritrovai, dopo la raccolta, a fermarmi all’Ikea di Kuusamo, dove regalavano un libricino con tante specie della flora artica. Quando chiesi se potevo prenderlo, la cassiera mi rispose metà in finlandese e l’altra metà fu un per me chiarissimo “Ut i skogen”: “fuori nel bosco”.
Il mio sogno è nato lì.
L’anima della rivista è questo: quel legame indissolubile, atavico, inscindibile che abbiamo tutti dentro e che i più hanno dimenticato con Madre Natura, i suoi cicli, i suoi doni. (Re) imparare a riconoscere i segni – come le azioni degli uccelli quando cambiano tempo e stagioni o delle piante quando sta per piovere (una su tutte, la Oxalis acetosella che “chiude” le sue foglie prima del temporale).
Il riscontro è stato inaspettato: grandissimo interesse, soprattutto la fascia d’età tra i 30 e i 50, con molto piacere. Persone più attente, probabilmente, al loro posto nel mondo e a far qualcosa per se stessi e questo pianeta. Questo (mi) fa ben sperare!
Raccontaci la tua storia.
Nasco come traduttrice, e insegnante. Ma anche guida turistica e organizzatrice di eventi. Ma sono sempre stata raccoglitrice, prima che il termine forager diventasse una moda.
Un giorno mi sono detta che se la Nordic cuisine ha avuto bisogno di creare un manifesto, evidenziando l’uso del selvatico in cucina, noi in Italia non ne abbiamo bisogno. L’uso delle piante selvatiche è parte integrante della nostra cultura da sempre. Ho solo voluto, e voglio, fortemente, che le tradizioni antiche e le modalità di preparare ricette siano tramandate, ancora, e non vadano perdute.
Così ho creato Pikniq, il primo piccolo ristoro in Italia a proporre cibo selvatico rigorosamente a base di piante e con ricette antiche. Oggi Pikniq non ha ragione di esistere perché si discosta dalla moda, dalle logiche commerciali, dal voler apparire a tutti i costi. Pikniq e la mia cucina non sono un trend, ma un fil rouge che va dalla nascita del gusto per l’uomo alla ricerca che oggi, inevitabilmente, va perpetrata per non perdersi nella finzione.
Qual è la motivazione profonda che ti spinge a creare, coordinare, pubblicare, tradurre e promuovere questa rivista?
L’Italia purtroppo a mio avviso non ha più un’identità di cibo legata al territorio in purezza. Nel senso che si fa un gran parlare, per fortuna per certi versi, di prodotti tipici del territorio, ma facendo riferimento a prodotti realizzati dall’uomo come formaggi, salumi, vino.
Poi l’Italia è la patria della pizza e della pasta, ma siam sempre lì: nella maggior parte dei casi si va al ristorante e si mangia cibo industriale.
Avverto profondamente la necessità di cibo pulito, e di ricette reali. Due miei amici hanno aperto un ristorante in Puglia in cui si propongono piatti semplicissimi, con al massimo tre ingredienti: piatti che ancor oggi cucinano i contadini, di mare o di terra. Questo intendo per realtà e sincerità nel cibo. E imprescindibili sono le erbe, non coltivate, non perché sia bello mettere un fiore di borragine nell’impiattamento per la nota di colore, quanto perché il sapore delle foglie di borragine dia valore aggiunto al piatto e al palato, raccontandoci di quello stesso sapore che sentivano i nostri bisnonni.
Questo recupero non è solo gastronomico, è culturale: e nei paesi anglofoni l’hanno capito e fanno di tutto per portarlo avanti.
Si coglie nel tuo lavoro un grande amore per il Nord, che condivido. Aiutaci a decifrare il fascino di questo mondo per certi versi misteriosi.
Fa parte di me e non potrebbe essere altrimenti. La cultura dei paesi nordici, in cui includo anche parte dell’America e gli ex territori sovietici, è poco conosciuta e ancora “illibata”. Ha tanto da raccontare e questa purezza di fondo nei suoi valori ogni volta stupisce.
Credo che comunque nel mio caso le motivazioni reali siano due: da bambina la mia fiaba preferita era La regina delle nevi ed ero inesorabilmente attratta da illustrazioni “diverse” come quelle di Østenfor sol og vestenfor måne (“East of the Sun, West of the Moon”) realizzate da Kay Nielsen, che trasmettono un profondo senso onirico che fa viaggiare la mente. La seconda sta nel tipo di insegnamento che ho ricevuto a scuola: l’amore per la filologia e l’origine delle parole da parte del mio professore di letteratura inglese al liceo e la mia professoressa di Filologia Germanica all’università. La filologia e l’etimologia aiutano nella comprensione di un popolo e l’inglese fa parte della famiglia di lingue germaniche di cui fanno parte anche svedese, norvegese, islandese…
Quanta Italia c’è in i Skogen?
i Skogen! presenta in ogni numero una donna legata al mondo selvatico: raccoglitrice, cuoca, divulgatrice. A dimostrazione che ci siamo ancora e il fil rouge non è stato spezzato.
Tento di evidenziare gli eventi selvatici che il territorio nazionale offre e i momenti di aggregazione, soprattutto corsi, che permettono scambio proficuo di informazioni in ambito botanico.
Per mio interesse personale i Skogen! sarà un luogo dove mettere per iscritto tante tradizioni regionali e locali, ricette, e dar voce a chi davvero vive la terra, lontano da riflettori, mode, finzione.
Fondamentale sarà il riconoscimento di specie botaniche del territorio. L’uscita legata alla primavera, ad esempio, avrà uno speciale dedicato alle orchidee selvatiche presenti sul territorio italiano.
Raccontaci come vuoi sviluppare i Skogen!
La prima uscita della rivista l’ho realizzata quasi interamente da sola, avvalendomi della preziosa collaborazione di un’amica, Elena Villa, per la parte dedicata alle piante tintorie e alla tintura botanica. Le prossime uscite vedranno più collaboratori, ognuno con la propria area di expertise. Mi ripeto, voglio che i Skogen! dia voce, sia un coro di voci selvatiche: botanica, etnobotanica, cibo, medicina ed erboristeria, folklore.
La chiave è la ricerca, per cui non ci si ferma al dossier illustrativo o alla fotografia per il riconoscimento di una selvatica edibile. Il livello di analisi è più profondo anche perché il tema trattato è complesso. Per quanto sia facile, ad esempio, parlare di uso di alberi per fare il pane o di semi per cucinare, bisogna sapere quali, come, perché. Il rischio di misconoscenza, mal interpretazione, sosia tossico e cattivo utilizzo è più alto di quanto si pensi.
Fondamentale, infine, è il trasmettere informazioni che credo nessuno dia per i raccoglitori che si stanno approcciando per la prima volta, ovvero la normativa di riferimento e il calendario di raccolta.
Ma davvero vivi in un bosco?
Certo! Come ha detto un mio caro amico, probabilmente potrei definirlo una food forest. A ben guardare tutti gli habitat hanno un potenziale come food field, food mountain, e così via. Bisogna allenare l’occhio e studiare, con l’ausilio di un buon testo ma soprattutto di una persona che conosce le piante che ti insegni direttamente sul campo.
Sono fortunata, perché esco dalla mia cucina e sono nel bosco, e spesso quando sono ammalata o pigra mi basta raccogliere poche foglie e fiori e preparo un’insalata.
Come possiamo abbonarci alla tua rivista e supportare i Skogen! ?
Maggiori informazioni saranno disponibili tra pochi giorni.
Il 30 ottobre è in uscita lo Speciale Samhain che sarà la prima vera uscita del magazine e sarà a pagamento. Ci stiamo ancora lavorando e non ho ancora definito un prezzo perché dipende dal totale di pagine finale.
Per supportare i Skogen! si può collaborare scrivendo articoli, proponendo argomenti di interesse, traduzioni di testi con valore aggiunto, e naturalmente, se fa piacere, parlare di noi a chi può essere interessato al mondo selvatico.
Notevole riscontro arriva sia da chi sta cambiando stile di vita, trasferendosi in campagna e che ha quindi tutto l’interesse a conoscere il cibo selvatico, ma soprattutto chi ha interesse nella tintura naturale, sia per un discorso estetico ma credo prevalentemente per un discorso di tinture anallergiche.
Infine, da un’anticipazione relativa alle regole di raccolta di funghi ho capito che ci sarà un nutrito seguito di persone interessate al mondo dei miceli, e questo non può che farmi piacere visto che l’Italia notoriamente è inclusa in quei territori in cui si ha ancora, purtroppo, timore dei funghi (porcini a parte!).
Domanda in libertà: qui puoi dire quello che vuoi e che non ti ho chiesto.
Ricordo che oltre a i Skogen! la mia attività è una consulenza a 360° sul mondo selvatico, per cui sono sempre disponibile per giornate di divulgazione e raccolta, laboratori legati alla cucina e alla fermentazione, laboratori anche di gioco con i bambini. E ricordo che nella primavera 2018 uscirà il mio libro per Bompiani che illustrerà la cucina della cuoca selvatica, come procacciarsi cibo naturalmente e cucinarlo semplicemente e soprattutto con amore.
INVITO SPECIALE
Domenica 3 dicembre 2017 Eleonora Matarrese sarà a casa mia e nel mio giardino in permaculture Fedaflà in veste di insegnante e cuoca. Insieme mangeremo i piatti che realizzerà con le piante selvatiche che raccoglieremo insieme nel mattino, imparando a riconoscerle. Vuoi partecipare? Stiamo per invitare circa 10 persone iscritte alle nostre rispettive newsletter.
Pochi posti per un evento molto intimo
UN DIALOGO DEL BOSCO COMMESTIBILE.
Le email di invito stanno per partire, sei già iscritto alla newsletter?
Indizio: in fondo alla pagina.
Prima di salutarvi vi segnalo questo bel libro di Ricca Editore. Un vademecum per riconoscere erbe e frutti selvatici commestibili.
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Guida da campo
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Quando gli incontri creano ricchezza per tutti. Grazie!
L’idea è questa, sì. Grazie, Silvia!
Molto interessante questa rivista! Grazie per averne parlato…scrivo subito per il PDF del numero zero…
Molto interessante anche il tuo blog, appena trovato grazie al tuo ultimo post pubblicato su facebook da un’amica…complimenti! Ti seguirò con molto interesse…
Serena
Mi fanno piacere entrambe le cose 🙂 Ciao!